OMELIA 3a Domenica Quaresima. Anno C

«1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». 6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». (Lc 13, 1-9)

 

 

“Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”. Peccato/punizione, merito/benedizione, sono equazioni che non facciamo fatica a scorgere in noi. Il Dio che premia i buoni e castiga i cattivi, fa parte della logica più arcaica dell’Antico Testamento, e ancora in una certa ‘dottrina’ malata che continua ad essere infusa in molti cristiani nel momento dell’iniziazione.

Gesù, nel Vangelo di oggi manda in frantumi questa idea di un Dio ‘troppo umano’. Egli distrugge l’equazione peccato = castigo, semplicemente perché Dio non può castigare per il male commesso! Mai, né ora e tanto meno dopo la nostra morte.

 

La verità cui Gesù vuole aprirci, è di non credere che l’umanità sia divisa tra buoni e cattivi, tra santi e peccatori. Il mondo è fatto solo da ‘ladroni sulla croce’, ma tremendamente amati in quanto figli, e non per le nostre opere buone. Se Dio ci amasse in base alla nostra morale, cesserebbe d’essere Dio, perché l’Amore non si dà per meriti acquisiti (altrimenti sarebbe premio), ma perché non può farne a meno! Dio, essendo solo Amore, non può non amare!

 

Il problema di fondo è sempre il solito, ossia l’inveterata abitudine di proiettare su Dio le nostre idee deliranti di giustizia, verità, e meritocrazia.

Noi tutti abbiamo tradito l’Amore. Ma l’Amore non tradisce. Siamo infedeli, ma lui non può esserlo perché è solo Fedeltà. Paolo compie nella Prima Corinti, uno splendido ritratto di Dio-Amore: Egli, dice, è “magnanimo, buono; non invidioso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13, 4-7).

Questo è l’autentico volto di Dio che Gesù è venuto a rivelarci. Se la quaresima ha un senso, dovrebbe essere di disintossicare la nostra immagine di Dio, quella che ci hanno impressa nel profondo fin da quando eravamo piccoli, e che ogni tanto salta ancora fuori, facendoci parecchio male.

Sì, occorre convertirci, trasformare la nostra mentalità, smetterla di sbagliarci su Dio, perché, come diceva Turoldo: «Sbagliarsi su Dio è un dramma, è la cosa peggiore che possa capitarci, perché poi ci sbagliamo sul mondo, sulla storia, sull’uomo, su noi stessi. Sbagliamo la vita».

Convertirsi’, significa non credere ad un Dio terrorista che minaccia morte e condanna a chi non cessa di compromettersi col male, ma piuttosto affidarsi ad un Dio-contadino-paziente-fedele che si prende cura del mio ‘campo’ e scommette ancora su di me, su questo mio terreno che per quanto incolto e infruttuoso, vuole rimanere aperto a ricevere quel seme nel quale risiede la potenza della vita. E allora comprenderemo la vita perché consapevoli entrambi che verrà il tempo in cui anche il mio albero porterà frutto e il mio deserto fiorirà.