Questo breve saggio, poco più di novanta pagine, è stato un autentico fenomeno editoriale in Spagna, dove uscì nel 2012.
Ora in Italia, dove è stato tradotto nel 2014, sta conoscendo una grande diffusione soprattutto grazie al passaparola.
È un libro che lascia il segno, testimonianza forte di un uomo che dopo anni di meditazione mette nero su bianco le sue sensazioni, descrivendo – per quanto le parole possano permetterglielo – una lenta ma inarrestabile trasformazione interiore. Il racconto di come l’ascolto del silenzio e della propria interiorità possano far rinascere, e di come la meditazione quotidiana possa far intraprendere un viaggio del tutto particolare, ossia «abbandonare lo stato in cui sono immersi i nostri giorni, quell’atmosfera tossica di affanno, ricerca di emozioni, intorpidimento e, soprattutto, paura della vita. “Viviamo sì, ma molto spesso siamo morti”. Fermarsi e rimanere in silenzio, coltivando l’attenzione a sé e alla vita che accade: questa pratica fa incontrare desideri interiori, miraggi, spaesamenti; conosce la fatica, il tedio, la distrazione. Ma perseverare genera misteriosamente, in tempi e modi non prevedibili, frutti insperati: non solo una pace profonda e il contatto con l’io autentico, ma soprattutto un’intensa partecipazione alla vita così come ci viene incontro. Diversamente dai nostri sogni la vita non delude mai. “Non c’è nulla da inventare, basta ricevere quello che la vita ha inventato per noi”».