Oggi inizia la Quaresima.
Quaranta giorni percepiti, nell’immaginario collettivo, come qualcosa di un po’ tristanzuolo, listato a lutto, grigio come le ceneri con cui alcuni cristiani si lasciano segnare la fronte.
Nell’accompagnare questo gesto, il prete può scegliere di recitare due formule. La prima suona così: ‘Ricordati che sei cenere e in cenere ritornerai’. La trovo terribile. Si tratta dalla maledizione che Dio rivolse ad Adamo dopo la disobbedienza (cfr. Gn 3, 19).
Certo che con un monito del genere, l’intero periodo quaresimale non può che essere visto come cammino di penitenza, fatto di digiuno, rinuncia e sacrificio. C’è solo un piccolo particolare: in tutto il Vangelo, Gesù non ha mai invitato alla penitenza, a mortificarsi e a fare sacrifici. Anzi, in Matteo dirà: «Misericordia io voglio non sacrifici» (12, 7).
Paolo l’ha capito bene quando ai Colossesi scriverà : «Nessuno vi condanni in fatto di cibo e di bevanda. Non lasciatevi imporre precetti quali: non prendere, non gustare, non toccare. Sono prescrizioni e insegnamenti umani, falsa religiosità che non hanno valore alcuno» (cfr. Col 2, 16-23).
Poi c’è una seconda formula – senz’altro più evangelica – che il prete può utilizzare nell’imporre le ceneri: «Convertiti e credi al Vangelo» (Mc 1, 15). In questi quaranta giorni la questione sarà piuttosto cominciare a credere al Vangelo, ossia a fidarsi che vivendo dispensando vita, si diviene fecondi e non si muore più.
In questo tempo, ci dice Gesù, ‘convertiti’, ossia cambia direzione, esci dal tuo piccolo egoismo, dalla tua tristezza esistenziale, inneggia alla vita, vivi fino in fondo un ‘di più di esistenza’, perché io sono venuto proprio per questo, a dare ‘vita sovrabbondante’ (cfr. Gv 10, 10), una vita qualitativamente così alta in grado di vincere anche la morte. Di questa ‘pasta di eternità’ è fatta la tua vita, altro che di polvere! Tu, se vivi rimettendo in moto la vita di chi ti sta accanto, attraverso l’amore e il perdono, non conoscerai più la morte. Non sei destinato a diventare polvere ma a vivere per sempre! (cfr 1Gv 3, 14).
In questi quaranta giorni, vivi più che mai da risorto perché è il giorno di Pasqua la meta della Quaresima. Illuminati illuminando chi ti sta accanto!
Getta luce in faccia alle persone che incontri! Dispensa vita.
L’uso di imporre le ceneri in questo mercoledì, «si rifà all’uso agricolo dei contadini che conservavano tutto l’inverno le ceneri del camino, per poi, verso la fine dell’inverno, spargerle sul terreno, come fattore vitalizzante per dare nuova energia alla terra. Ed è questo il significato delle ceneri: l’accoglienza della buona notizia di Gesù è l’elemento vitale che vivifica la nostra esistenza, fa scoprire forme nuove originali di amore, e fa fiorire tutte quelle capacità di dono che sono latenti e che attendevano solo il momento propizio per emergere» (Alberto Maggi).
Buona Quaresima di gioia!
Letto l’ultimo libro di Paolo “Dalla cenere alla vita”…….da avere, ai vertici della sua testimonianza letteraria insieme a Padre Nostro che sei all’inferno, con grande forza interiore, coraggio dottrinale e onestà intellettuale, più che mai “libero” e liberato da lacciuoli e catene, propone un percorso di crescita non teista ma profondamente Cristiano, certo non diverrà mai vicedirettore di RadioMadonna e i salvati e catechizzati, leggendo, potrebbero avere salutari pruriti e sfoghi cutanei, ma chissà mi piace pensare che la Maria di Nazaret, quella dei Vangeli, donna, sposa e madre dando un sguardo ovunque sia….. sorride Beata – Grazie Paolo Scquizzato prete, guida spirituale, amico….ti voglio bene
aggiungo…..questa notte ho avuto l’impulso, la necessità di rileggerti “Dalla cenere la vita”, forse perchè divorato troppo ingordamente, e dopo aver attivato un file audio del bellissimo canto dell’om a 432hz come sottofondo, mi sono incamminato in un tempo di meditazione, presente all’attimo che stavo vivendo, e intrapreso la nuova lettura, decisamente poche pagine per volta, magari ripetute permettono di coglierne ancora con maggior forza la profondità……Gesù di Nazaret è la Luce, lo spotlight, il faro sulla scogliera, tu e i tuoi scritti, la tua teologia sono l’addetto teatrale a dirigere i fasci sul palco ed i suoi protagonisti, sei per me il “guardiano del faro”, che punta nella vastità della notte e del mare di fronte la luce che, per qualche disperso naufrago, può rappresentare la speranza…..dai miei abissi e dalle mie notti oscure, sulla mia povera zattera ti benedico……….