OMELIA 1a Domenica di Quaresima. Anno A

«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano» (Mt 4, 1-11)

 

La Parola che ci viene incontro oggi, in maniera inequivocabile afferma che il male c’è. Dentro e fuori di noi.

Il male esiste, e percepiamo che non può essere la pura somma delle cattiverie individuali; è qualcosa di ‘mistico’, sovrastante l’uomo.

Dinanzi a questo male che tutto impregna e ammorba si fa spazio una domanda: e se stessimo facendo i conti con un Dio impotente?

Perché Dio, che è il sommo bene non interviene ad impedire le conseguenze drammatiche del male? Forse semplicemente perché Dio non è onnipotente, secondo un certo immaginario collettivo. Dio è impotente perché essendo Amore non può, per definizione, fare violenza. E se vogliamo a tutti i costi un Dio onnipotente, lo è solo nell’amore.

Gesù ci ha mostrato che l’amore è disarmato. E proprio perché tale è vincente. Dinanzi alle maligne strutture sociali e ai nemici segnati dal male, Gesù non ha mai usato violenza, non ha distrutto i nemici e non ha fatto rivoluzioni armate per trasformare la società malata in cui viveva. Per questo è salito, sconfitto, su una croce. E da lì ha mostrato che l’amore vince anche la morte.

 

Nel deserto Gesù è stato tentato, ossia ha dovuto scegliere da che parte stare (questo è il significato profondo della tentazione), per chi decidersi: se dalla parte del mondo col suo trittico fatto di potere, avere e successo, o dalla parte dell’uomo, riconosciuto fratello perché entrambi figli di un Dio che è Padre.

Gesù ha deciso e si è messo dalla parte degli uomini, di fatto perdendo, ma unico modo per uscirne vincitore.

Gesù nel deserto, come nuovo Adamo, ha inaugurato una creazione nuova, un mondo ‘altro’.

Ha mostrato che ci si può decidere per un modo nuovo di relazionarsi con il potere, con gli oggetti e con le persone. È possibile vincere perdendo; e morire per poter nascere veramente. Che è possibile vivere senza l’obbligo di crearsi nemici, ma di accogliere l’altro nella sua diversità, di ospitarlo dentro di sé, trasformandolo attraverso la forza del bene.

 

La guerra più dura è la guerra contro se stessi, bisogna arrivare a disarmarsi.

  Ho perseguito questa guerra per anni ed è stata terribile, ma ora sono disarmato,

  non ho più paura di niente perché l’amore scaccia il timore;

  sono disarmato della volontà di avere ragione,

  di giustificarmi squalificando gli altri.

  Non sono più sulle difese, gelosamente abbarbicato alle mie ricchezze;

  accolgo e condivido, non ci tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti;

  se uno me ne presenta di migliori, o anche di non migliori ma buoni,

  accetto senza rammaricarmene.

  Ho rinunciato al comparativo.

  Ciò che è buono, vero, reale è sempre per me il migliore.

  Ecco perché non ho più paura.

  Quando non si ha più nulla, non si ha più paura.

  Se ci si disarma, se ci si spossessa ci si apre a Dio che muove tutte le cose

  e allora Egli cancella il cattivo passato

  e ci rende un tempo nuovo in cui tutto è nuovamente possibile”. (Atenagora)