OMELIA Ascensione del Signore. Anno A

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt 28, 16-20)

 

«Ogni popolo è stato religioso e ogni religione ha rappresentato l’al di là in modo tale che i poteri dell’al di qua si sentissero convalidati e legittimati. Questa è la struttura costante delle religioni» (Balducci).

Gesù, non essendo religioso, ha scardinato questo inganno.

Da sempre il potere religioso, esercitante il proprio dominio sui fedeli, si sente legittimato a farlo ritenendosi investito d’autorità dall’alto. E lo fa servendosi di strutture, templi, leggi, precetti, norme… Insomma la religione si sente autorizzata, per investitura ‘divina’, a porsi come mediazione tra Dio e il mondo, passaggio obbligato per legare insieme cielo e terra.

Con Gesù tutto questo è finito!

Non c’è più mediazione, legge, norma per potersi unire al Dio della vita. «Fra la coscienza e Dio non c’è che il puro vuoto della responsabilità umana» (Balducci).

L’immagine mitologica dell’ascensione al cielo di Gesù, vuole suggerirci proprio questo. Gesù entra ‘nella gloria di Dio’ indipendentemente dal potere religioso che, condannandolo a morte, lo ritenne bestemmiatore e maledetto da Dio. Ed essendo Gesù il ‘primogenito tra molti fratelli’ (Rm 8, 29), dobbiamo credere che ciascuna persona è chiamata ad entrare nel cuore di Dio indipendentemente da ogni mediazione religiosa, che nel frattempo, in duemila anni, si è ricostituita più forte che mai, rendendo così vana la croce di Cristo.

 

Nella prima lettura, si legge: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» (At 1, 11). Con Gesù, non esiste più via di fuga, possibilità d’evasione dalla realtà di questo mondo. Paradossalmente con il simbolo dell’Ascensione al cielo, le alienazioni religiose (di ogni tipo!) non vengono legittimate, bensì radicalmente condannate e l’uomo è restituito alla sua responsabilità nella storia.

Il cristianesimo non è la religione del paradiso e tanto meno dell’inferno.

Al cristiano è negato guardare in alto. Ora il suo compito è guardare bene gli uomini e le donne di questa terra, per farsi prossimo a loro, perché il suo impegno con Dio si risolve nella cura verso i fratelli.

Gesù non ha speso una parola per descrivere paradisi o inferni. Ci penserà la Chiesa nei secoli a farlo, legittimando descrizioni ed esperienze di improbabili veggenti…

L’andarsene fisico di Gesù fu letto dalla Chiesa primitiva come necessario perché nascesse un mondo nuovo: «È bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). Da quel momento infatti uomini e donne cominciarono a vivere, in tutta responsabilità, il messaggio evangelico, inoculando in questo mondo intriso di violenza e morte l’antidoto dell’amore, instaurando così, pian piano, il Regno di Dio tra gli uomini.