Un giovane parroco, di una piccola parrocchia di una piccola diocesi del nord Italia, nel foglietto informativo settimanale, lascia al fedele affidatogli, precise indicazioni riguardo il suo rapporto col cibo nel giorno del mercoledì delle ceneri. In realtà il giovane parroco non ha fatto altro che riportare, in modo diligente, la legislazione vigente su questa materia, ossia la Delibera n. 60, del 4 ottobre 1994 della CEI.
Non voglio contestare il giovane confratello, e tanto meno santa madre Chiesa, ma che tristezza… Termini come legge, obbligo, proibizione e questo tono così direttivo e impositivo pensavo appartenessero ad un lontanissimo passato.
Mi domando dove sia finito il Vangelo, quel Gesù che ‘ci ha liberati perché restassimo liberi, e non ci lasciassimo imporre di nuovo il giogo della schiavitù’ (cfr. Gal 5, 1). Che fine abbia fatto il monito di Paolo: «In virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui, perché per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato» (Rm 3, 20); e ancora «Tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: “Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica”. E che nessuno mediante la legge sia giustificato davanti a Dio è evidente, perché il giusto vivrà per fede» (Gal 3, 10-13).
Gesù dimostra che la comunione con Dio non si raggiunge attraverso l’osservanza di Leggi e di riti, ma solo attraverso la somiglianza al suo amore liberante e creativo. La legge impedisce all’uomo di crescere e di diventare figlio di Dio (cfr. Gv 19, 7).
E poi mi viene incontro Isaia:
«Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?» (Is 58, 6-8).
Certo, perché «pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13, 10).
A questo proposito, mi sono piaciute molto queste parole di Papa Francesco…
” Prestate attenzione.. Arriva il periodo di Quaresima.. per quelli che staranno 40 giorni senza bere.. mangiare cioccolato, senza bibita, senza fumare, senza spettegolare e ecc… a nulla serve questo per essere Una persona migliore…
Ecco la lezione di Papa Francesco:
Per la quaresima il papa Francesco propone 15 semplici atti di carità che ha citato come manifestazioni concrete d’amore:
* 1. Sorridere, un cristiano è sempre allegro!
* 2. Ringraziare (anche se non “bisogno” farlo).
* 3. Ricordare all’altro quanto lo ami.
* 4. Salutare con gioia le persone che vedi ogni giorno.
* 5. Ascoltare la storia dell’altro, senza processo, con amore.
* 6. Stop per aiutare. Stare attento a chi ha bisogno di te.
* 7. Animare qualcuno.
* 8. Riconoscere i successi e le qualità dell’altro.
* 9. Separare ciò che non usi e dare a chi ha bisogno.
* 10. Aiutare qualcuno in modo che possa riposare.
* 11. Correggere con amore; non tacere per paura.
* 12. avere finezze con quelli che sono vicino a te.
* 13. Pulire ciò che si è sporcato a casa.
* 14. aiutare gli altri a superare gli ostacoli.
* 15. Telefonare o visitare + i vostri genitori.
Il miglior digiuno
• Digiuno di parole negative e dire parole gentili.
• Digiuno di malcontento e riempirsi di gratitudine.
• Digiuno di rabbia e riempirsi con mitezza e pazienza.
• Digiuno di pessimismo e riempirsi di speranza e ottimismo.
• Digiuno di preoccupazioni e riempirsi di fiducia in Dio.
• Digiuno di denunce e riempirsi con le cose semplici della vita.
• Digiuno di tensioni e riempirsi con preghiere.
• Digiuno di amarezza e tristezza e riempire il cuore di gioia.
• Digiuno di egoismo e riempirsi con compassione per gli altri.
• Digiuno di mancanza di perdono e riempirsi di riconciliazione.
• Digiuno di parole e riempirsi di silenzio per ascoltare gli altri… assicurati, aiuterà molte persone..”
Sono assolutamente d’accordo con quanto scritto ma quanta confusione in noi miseri mortali che non conosciamo bene le scritture e che per anni siamo stati formati in un certo modo . E’ normale pensare ma qual’è la verità ? Ma perchè chi è ai vertici della Chiesa non prende precise posizioni per non disorientare ? Forse bisogna farsi guidare solo da ciò che si sente nel proprio cuore…. ma allora a cosa serve la Chiesa?
Concordo pienamente con questo commento. Perché, per esempio, nella Messa in quaresima si continua a recitare il cosiddetto Credo degli apostoli dove si dice “credo nella resurrezione della carne” ( oltre a”verrà a giudicare i vivi e i morti” che è anche nell’altro Credo). Non capisco perché con i preti che conosco non si riesce nemmeno ad affrontare l’argomento e se si chiede un loro parere in merito segue il silenzio. Il Concilio Vaticano II non prevedeva già il cambiamento che ci propone don Paolo?
A me sembra che Gesù abbia fatto scendere Dio dal trono per portarlo in terra, accanto ai noi figli suoi che camminiamo con fatica nella storia, per sostenerci e guidarci con tanta misericordia e infinita pazienza, per farci diventare umani in pienezza. Il Credo che recitiamo alla Messa mi sembra che si preoccupi di mettere Dio nell’alto dei cieli, sul trono della sua onnipotenza, un Dio che comanda e vuole essere ubbidito, che punisce e premia inappellabilmente “Verrà a giudicare i vivi e i morti”.
Non si dice mai che proprio per questa immagine rivoluzionaria di Dio Padre misericordioso che Gesù ci ha rivelato, scandalosamente in contrasto con quella espressa e amministrata dalla chiesa del suo tempo, sia stata la causa principale della sua condanna a morte. Si dice che ”è morto per la nostra salvezza”, a me appare piuttosto che sia vissuto per la nostra salvezza, restando fedele al Dio della misericordia fino a subire la croce, che gli hanno inflitto i capi religiosi seguaci del Dio onnipotente.
“Credo in Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, luce da luce, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre…” Mi sembra che questi bizantinismi riguardanti Gesù vanifichino totalmente la sua umanità, la riducano quasi a finzione. D’altronde se pensiamo che quel pane che Gesù ci ha lasciato nell’ultima cena come memoria della sua vita vissuta come dono, offerto per nutrirci e farci crescere a sua immagine, nelle nostre chiese è stato riposto nei tabernacoli, come su un trono di presenza regale, per essere adorato e genuflesso, come si conviene a Dio. Mi sembra che il nostro credo sia preoccupato soprattutto di ristabilire le dovute gerarchie di potere: c’è Dio che sta in alto con la sua onnipotenza e noi, semplici fedeli, in fondo, in ginocchio, col dovuto rispetto. Mi fermo qui per non irritare troppo i fedelissimi devoti.
Io, da povero cristiano un po’ presuntuoso, mi permetto di riscrivere un credo, che parli non tanto alla mente ossequiosa, ma al cuore disposto all’ascolto.
Credo in Dio Padre amorevole
che sostiene e mai abbandona le sue creature.
Credo in Gesù, il volto umano del Padre misericordioso,
l’immagine perfetta di Dio realizzata nell’uomo,
che ha vinto per noi la morte
con la sua fedeltà all’amore del Padre fino alla croce;
credo nello Spirito, dono di vita divina a noi dato
per nascere e crescere come figli di Dio,
ad immagine di Gesù.
Credo nella chiesa comunità fraterna
che accoglie e non esclude,
testimone viva della presenza di Gesù,
che annuncia ai poveri il Vangelo
con opere di pace e di liberazione.
Credo nella vita che va oltre la morte
verso il Padre che ci attende tutti
nella sua casa gioiosa. Amen.