«Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». (Mc 10, 17-30)
Vivere una vita accontentandosi di ‘non fare’ nulla di male, non basta, non è sufficiente a compiere il cuore. Occorre cominciare a fare il bene. Questo tale si è sempre comportato bene, vivendo in modo ‘religioso’, osservando tutti i precetti e comandamenti della Legge fin dalla sua giovinezza (v. 20), ma evidentemente non gli è bastato, ora sente che la vita vera, piena, quella ‘eterna’ (v. 17) sta da un’altra parte.
«Gesù diventa il maestro del desiderio, colui che insegna ad ‘amare quelle assenze che ci fanno vivere’ (Rainer Maria Rilke).
Questo personaggio apparentemente ha tutto: è ricco (v. 22b), è giovane (secondo il parallelo di Matteo), è nobile (secondo quello di Luca), è un pio osservante… ma vive nell’angoscia e senza felicità.
Si può essere religiosissimi, ma vivere da tristi. Perché una religiosità che non intacca la vita concreta, in quanto fatta solo di precettistica, di osservanze, di preghiere, da una parte non ha nulla a che fare con Dio, dall’altra serve solo a vivere da frustrati.
Questo tale – potremmo dire – è tutto casa e chiesa, ma senza che i binari sui quali la sua vita scorre tranquilla, si possano incontrare. Ecco, Gesù fa incontrare strade parallele. Gli dice: guarda che se non metti in relazione la tua vita concreta con le esigenze del Vangelo, ossia la vita dell’altro, non potrai mai giungere alla pienezza di te, non saprai mai chi sei veramente!
Il possesso dei beni e il dirsi cristiani, o peggio ancora ‘religiosi’, non funge da polizza per la felicità.
«Vendi quello che hai e dallo ai poveri…» (v. 21). Gesù non invita alla povertà ma alla condivisione: quello che possiedi trasformalo in relazione, a favore dell’altro.
Il possedere beni – di qualsiasi natura – è di fatto un ostacolo alla salvezza; l’accumulare solo per sé, rende la vita satura, impedendo al ‘sale’ che è Cristo, di rendere sapida e dunque sensata la vita.
Solo se abbiamo il cuore libero da legami, da idoli cui votiamo l’esistenza, l’Amore potrà raggiungerci e con lui la possibilità di amarci vicendevolmente come fratelli.