(Mt 25, 1-13)
Siamo tutti in viaggio verso lo Sposo, il nostro orizzonte ultimo, l’oceano infinito in cui ci dilegueremo. La Vita.
La parabola in questione ci ricorda che vi è un solo modo perché questo avvenga: nella Vita si entra da vivi.
Le cinque ‘vergini stolte’ provano ad entrarci da morte.
Spente loro stesse, pretendono di partecipare alla luce.
Siamo ‘statue di sale’ che anelano al mare, per divenire finalmente noi stessi, per conoscere il compimento.
Gesù ricorda: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (Mt 5, 13).
Rischiamo di essere come ‘l’uomo di sabbia’, ormai privo si sé stesso di un humus vitale, di una terra fertile capace di nutrire la vita.
Occorre tornare ad essere ‘salati’, sapidi, sapienti, termini profondamente legati tra loro.
Occorrerebbe andare a comprare quell’olio che permetterebbe d’illuminarci, partecipare della luce, essere felici. Ma la felicità non si acquista, perché è sempre e solo l’effetto collaterale dell’amore.
È solo l’amore che permette di vivere da vivi, con gusto, fino a scoprire che il mare ce lo portiamo dentro, e le lacrime che sanno di sale sono lì a ricordarcelo.