OMELIA XXVIII domenica del Tempo Ordinario. Anno A

Mt 22, 1-14

«Tutto è pronto; venite alle nozze!».
Per sperimentare ciò che siamo sempre stati – ossia uno nell’Uno, partecipi dell’unica Realtà, la Sorgente ultima dell’Amore – non occorre fare e cercare nulla.
Tutto è già dato.
‘Noi siamo’ ciò che invano stiamo cercando. Il dramma è che non ne siamo consapevoli.
C’illudiamo – come in un sogno – di vivere separati, distanti dalla fonte della Vita, in continua ricerca di ciò che ci potrebbe compiere, quando ‘tutto è pronto’.
Come dormienti ci percepiamo slegati, non solo col nostro fondamento, ma anche – di conseguenza – con gli altri e con la creazione intera. Monadi che annaspano per rimanere a galla.
«Per quelli che son desti c’è un unico e comune cosmo; ma ciascuno di quelli che dormono si volgono al proprio» (Eraclito, Frammenti).
Viviamo da idioti in questo mondo, se idiota – secondo il suo etimo – indica ‘l’uomo privato’, colui che ha una visione piccola, circoscritta della realtà, attento solo al proprio interesse e quindi al proprio piccolo io.
‘Tutto è pronto’, ora svegliati e sentitene partecipe!
‘Tu sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo’ dice il padre al figlio che nel frattempo vive da schiavo credendo di doversi conquistare quel tesoro paterno di cui era già in possesso. (Cfr. Lc 15, 31).
L’altro figlio, quello prodigo, era scappato di casa tempo prima per poter godere di una libertà/salvezza quando anch’egli ‘da sempre era col padre e con tutto il suo tesoro’. Salvezza dunque come opera di risveglio: dall’ignorare chi siamo veramente ossia partecipi senza sé e senza ma della fonte dell’Amore, al prenderne coscienza e cominciare così a far festa.