Gv 1, 6-8.19-28
Al Battista viene chiesto: «Chi sei tu» (v. 19) e risponde, per tre volte: «io non sono».
Ad Odisseo viene chiesto dal gigante Polifemo «Chi sei tu?», ed egli risponde: «Nessuno» avendo così la vita salva.
È quando non siamo più che finalmente siamo noi stessi. È quando non avremo più un nome che finalmente conosceremo il nostro.
È il distacco dal mio piccolo ego che mi farà fare esperienza del Tutto che sono. Come la statua s’evincerà dall’avere asportato materiale dal blocco di marmo.
Il Battista non è la Luce ma testimone della Luce. E’ solo ‘voce’, strumento perché la Parola possa darsi.
La voce senza parola è ‘non senso’, la Parola senza la voce è ‘muta’.
Giovanni, come i profeti d’ogni tempo ha il compito di risvegliare le coscienze.
I profeti gridano che non ci si può rassegnare all’ingiustizia, che occorre uscire dalle logiche di potere, che siamo fatti per la verità e che questa ha sempre a che fare con la libertà e la giustizia. Inoltre ci rammentano che non esiste peccato più grave dell’indifferenza.
Antonio Gramsci nel 1917 scriveva: «Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, parassitismo, vigliaccheria, non è vita».
Giovanni, Gesù di Nazareth, e poi Mandela, Luther King e una miriade di altre donne e uomini sono persone che hanno sempre parteggiato, hanno deciso da che parte stare andando sino alla fine, pagandone le conseguenze.
Gli erodi della storia taglieranno loro la gola pensando in questo modo di tacitarne la voce, ma di fatto non faranno altro che amplificarla a dismisura, in quanto la verità se messa a tacere grida ancora più forte, e se chi l’incarna verrà messo a morte risorgerà dalle proprie ceneri scavalcando la morte camminando per sempre.
“Avete chiuso 5 bocche ne avete aperto 50 milioni”, scrisse qualcuno dopo la strage di mafia di Capaci.