OMELIA 20a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. ANNO A

«Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. 24Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. 26Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. 27”È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. 28Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita» (Mt 15, 21-28).

Da un’attenta lettura del Vangelo, si evince che i veri nemici di Gesù, non son coloro che gli fanno del male, perché il male riversato sull’Amore è come benzina gettata sul fuoco: lo alimenta.

I nemici di Gesù son piuttosto coloro che impediscono all’amore di manifestarsi come tale. Nemico  è ad esempio Pietro, tanto da essere chiamato satana, perché volendo a tutti i costi essere lui ad amare Gesù, di fatto impedisce d’essere amato da lui. Siamo diabolici quando facciamo fatica ad essere raggiunti dall’Amore perché troppo intenti ad amarlo.

Il Vangelo altro non è che un continuo invito alla conversione dei buoni.

La povera donna del Vangelo di oggi, è una pagana, una lontana da Dio, un’impura, la cui unica ricchezza è di sapersi tale.

Il peccato è la nostra parte di Vangelo’ (Silvano Fausti).

Questa donna ha una figlia tormentata da un demonio, che fuor di metafora significa possedere la vita malata, il futuro compromesso, la speranza fallita, perché la genitura è vita prolungata oltre la propria esistenza.

Questa donna consapevole della propria povertà esistenziale grida, ma Gesù non risponde (v. 23a).

Dinanzi al ’silenzio di Dio’ e alla repulsione dei discepoli, la donna però non rinuncia, non s’arrende ma insiste, ossia sta lì, consapevole che l’Amore non tradisce il ‘vuoto’ che gli si para dinanzi. E lo fa prostrandosi, ossia adorando (v. 25), azione che agli occhi del mondo è massima inazione, ma agli occhi di Dio è piena fecondità.

La donna «in quell’istante» (v. 28b), l’istante in cui la sua povertà s’incontra con la pienezza d’amore, il suo vuoto è necessità alla presenza che inabita, ha la vita sanata. Il pane ovvero la vita – presente totalmente anche nel frammento (le briciole, v. 27), proprio ora è donato anche a me, pagano perché adoratore d’infiniti idoli, e ladrone – e neanche buono – perché usurpatore dell’amore, sempre in procinto di annegare come Pietro con lo sguardo ingannato perché volto sempre ad altre luci.