Gv 20, 19-31
Gesù risorto, si manifesta ai suoi nel ‘giorno uno’, stando al testo originale. È il giorno oltre ogni giorno, slegato dal tempo e dallo spazio. In questa dimensione nuova – stato dell’essere – i discepoli se ne stanno al chiuso con le porte sprangate, pieni di paura, e Lui là ‘in mezzo’; non ‘malgrado tutto’ ciò che gli hanno fatto, ma ‘attraverso’ tutto ciò. L’amore vince non ‘malgrado’, ma ‘attraverso’ ciò che vive (cfr. Gv 12, 24).
Egli se ne sta là in mezzo, non sopra, cosa che accadrà più tardi ai capi della Chiesa gerarchica Per chi sta in mezzo agli altri nessuno è inferiore: “chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. […] Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 26s.), ebbe a dire Gesù ai suoi.
A coloro che lo abbandonarono e tradirono riserva una parola, pace, e fa il dono dello Spirito, il respiro stesso di Dio.
Noi, rinchiusi dentro a sepolcri esistenziali, terrorizzati per tutto ciò che accade, abbiamo la possibilità di respirare lo stesso respiro di Dio, quello insufflato nel fantoccio di terra che fu l’antico Adamo, divenendo così esseri viventi. Ora questo respiro vitale, ce lo portiamo dentro, è la nostra matrice profonda, il nostro Sé autentico. Occorre solo diventarne consapevoli, e stare lì, respirando, respirandolo.
Tutto è già dato. Comincia a respirare. Diventa consapevole.
‘A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati’, conclude il Nazareno. Avendo fatto esperienza della vita in voi stessi, ora comunicatela agli altri; gettate luce in faccia alle donne e agli uomini del mondo, e risvegliateli! Chi accoglierà la Luce sarà risanato, illuminato. Chi lo respingerà rimarranno liberi di farlo.
Il dono del perdono non è potere concesso a pochi, ma responsabilità che spetta a tutti.