«Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti».(Gv 20, 1-9)
“Aspetto la risurrezione dei morti, e la vita del mondo che verrà”, così recitiamo ogni domenica nella Messa.
‘Aspettare la risurrezione dei morti’, vuol dire credere alla risurrezione. Ma cosa vuol dire ‘credere che risorgeremo’?
Credere, non è semplice atto intellettuale, proclamazione di una verità dogmatica, una ‘dottrina’. Non questione di testa, ma di vita. Non ‘credo in Dio’, ma vivo il divino che è in me, vivo in maniera divina!
Il Vangelo mi ha rivelato anzitutto chi sono, figlio amato follemente e immeritatamente dal mio Dio. Questo amore ricevuto, divenuto parte di me, mi rende ‘amante’, ovvero capace di viverlo con chi sta attorno a me.
Ecco allora illuminarsi le parole del Credo: ‘Aspetto la risurrezione…’. Aspetto, attendo con certa speranza perché mi sono fidato, mi son giocato la vita su questa ipotesi: amare è per un bene, non amare è per un male. Amare, fa vivere da viventi, ossia da risorti, vivere nel male e nell’odio, rende la vita morta.
Per cui crederà alla risurrezione, solo chi crede nell’amore, alla sua logica, e vivrà la propria vita nella modalità dell’amore.
La Chiesa primitiva, ovvero la comunità dei discepoli formatasi immediatamente dopo la morte e resurrezione di Gesù, portava in sé una convinzione straordinaria: di vivere, nella storia presente, già da risorti! Per cui possiamo dire che i primi cristiani non professavano tanto una fede “in una risurrezione” dopo la morte, ma la splendida possibilità d’una vita risorta qui ed ora. E insieme credevano che questa possibilità, è derivata loro dalla morte e resurrezione di Gesù, il Cristo, primizia della vita nuova (cfr. 1Cor 15, 20).
Nella medesima Chiesa delle origini, circolava un detto, poi incastonato nell’apocrifo di Filippo: «Chi non vive da risorto da questa parte, non vivrà da risorto neanche dall’altra».
È qui che si radica e risplende la grande e bella novità del cristianesimo: possibilità di vivere una vita nuova, una vita ‘altra’, ovvero risorta, nel quotidiano della nostra storia. Una vita cioè ‘qualitativamente’ così alta, così grande, che neanche la morte potrà mai toccare.
È interessante che la prima a far visita al sepolcro all’alba del nuovo giorno, sia la Maddalena, la donna che si è sentita amata in modo folle dal suo Signore. Questa donna credette all’amore, perché l’ha sperimentato nella carne. E per questo torna a quel sepolcro, perché sa che l’amore è fedele, non può abbandonare, al di là di ogni infedeltà. Torna a quel sepolcro perché sa che il seme è caduto in quel terreno, e quindi sa anche che proprio in quel medesimo terreno sboccerà, porterà frutto, e questa volta per sempre. Infatti alle prime luci dell’alba, lo incontra, lo abbraccia, e l’amato le dirà: «Non mi trattenere, ma va dai miei fratelli» (v. Gv 20, 17). Questa è la Pasqua: Io sono l’amore fedele – dice Gesù – ma se vuoi continuare ad abbracciarmi, ad essere unito a me, a sperimentarmi nella tua carne, ora porta questo amore, questa fedeltà, questa logica dell’amore che sa andare sino alla fine, ai miei fratelli, vivilo lì, in mezzo ai tuoi. Vivilo con i tuoi fratelli.
«La risurrezione non è tanto o soltanto un corpo che si rianima, – e se fosse soltanto un corpo che si rianima, cosa volete, tutt’al più sarebbe stato solo oggetto di curiosità, come era stato per la risurrezione di Lazzaro che tutti andavano a vedere – ma il Cristo che risuscita non è tanto o soltanto un cadavere che si muove, ma è tutto ciò che questo significa. E significa soprattutto che lui è la Parola vivente, è la Parola vittoriosa, è quello che ha vinto la morte, è quello che ha sconfitto il male, è il bene che vince su ogni malizia, su ogni forza. Quindi ecco che nel nome di Cristo risorto comincia la predicazione, è il «faccio nuove tutte le cose» (Apocalisse 21, 5), è il mondo che ricomincia daccapo, è la causa dell’uomo che continua, è tutto ciò che risurrezione significa: è morto l’uomo vecchio ed è nato il nuovo.
Quindi la cosa più rivoluzionaria della terra è la risurrezione, e questa risurrezione dev’essere testimoniata. Difatti noi, nello Spirito Santo, rendiamo testimonianza. E tutto questo dev’essere detto da credenti, e allora avviene lo sconvolgimento» (David Maria Turoldo).