OMELIA Pasqua di risurrezione

Voi chiedete

com’è

la risurrezione dei morti?

​​​Io non lo so

voi chiedete

quand’è

la risurrezione dei morti?

​​​Io non lo so

voi chiedete

c’è

una risurrezione dei morti?

​​​Io non lo so

io so

soltanto

quello che voi non chiedete:

​​​la risurrezione di coloro che amano

io so

soltanto

a che cosa Egli ci chiama:

​​​alla risurrezione qui e ora. (Kurt Marti)

Crederà alla risurrezione solo chi crede fortemente nell’amore.

Fare esperienza di risurrezione a noi è concesso unicamente in questa vita, come avvenne a coloro che sperimentarono di essere riportati in vita – alla vita vera – incontrando l’uomo Gesù di Nazareth.

Si tratta di coloro che furono invitati da Gesù a rialzare la testa, ad ascoltare la voce profonda del proprio cuore, a credere fermamente che il proprio desiderio di vita e di felicità era infinitamente più grande di ogni ‘tu devi’.

La risurrezione è questione terrena. Gesù non ha fatto altro che gridare ai ‘morti’ che incontrava: la risurrezione è molto prima della morte e comincia oggi. Vi si entra ogni volta che si sperimentache la morte cessa di tormentare la vita.

Avvenne così quella mattina di Pasqua, quando donne e uomini, soliti all’amicizia col Maestro, compresero che la risurrezione è possibile nella misura in cui si crede alla parola del Vangelo e che se fai dell’amore il motivo della tua breve esistenza, non conoscerai più la morte, perché vivere così significa vivere già da risorti (cfr. 1Gv 3, 14).

Risurrezione è credere, qui ed ora, che c’è un’unica strada da percorrere ed è quella della libertà.Come il popolo di Israele che nel deserto partì – finalmente libero senza avere alcuna metaprecisa. L’importante è andare avanti, verso la libertà da tutte le schiavitù che impediscono il compimento dell’umano, di realizzare la propria storia e di crescere in umanità. Occorre soloandare avanti, senza chiedersi che cosa sarà il domani. Quello è nelle mani di Dio, e lo riceverai di giorno in giorno come dono.

Sperimenta la risurrezione chi è fino in fondo fedele a se stesso, alla propria felicità, perché questo è l’unico modo per essere fedeli a Dio.

Si vivrà in un mondo di risorti ogni qualvolta uomini e donne si alzeranno in piedi a risollevare chi è prostrato nella polvere, si batteranno per la dignità degli ultimi e perché la felicità sia finalmentediritto di tutti. In quel momento un pezzo di Pasqua si realizzerà là dove vivremo.

Le donne incontrarono il risorto solo nel momento in cui ‘si allontanarono’ dal sepolcro e si misero in cammino ricordando – letteralmente ‘portando nel cuore’ – le parole di Gesù.

Allontanarsi dai luoghi di morte e credere alla potenza del Vangelo, questo significa fare esperienza del Risorto nella nostra vita.

«Chiunque crede in me, non morirà in eterno» (Gv 11, 26). Credere a Gesù risorto vuol dire essere consapevoli che vivendo e incarnando il suo Vangelo, si comincerà a vivere quella che nel Vangelo medesimo viene definita ‘vita eterna’, ossia una vita d’una qualità così alta da vincere anche la morte.

È questa l’esperienza che devono aver vissuto tutti gli amanti di Gesù, e poi raccontati in chiave mitologica negli episodi di apparizione: essere venuti a contatto per anni con la persona di Gesù di Nazareth, con la sua parola, il suo modo di fare e di trattare l’umana avventura, ha voluto dire rinascere qui ed ora ad una vita che non potrà mai più essere imbrigliata dal potere della morte.