OMELIA PASQUA DI RISURREZIONE. ANNO B

Gv 20, 1-9
«Al mattino quando era ancora buio» Maria di Magdala si reca al sepolcro, dov’era stato seminato Gesù, l’amato. Ella sa che l’amore non tradisce: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12, 24).
Poi a quel sepolcro giunge anche il discepolo che Gesù amava (v. 4). Arriva per primo ma attende. Aspetta l’altro: non è dato far esperienza del Risorto da soli. La risurrezione è sempre un’esperienza relazionale.
Ciò che in quel sepolcro viene veduto sono alla lettera: «Teli di lino stesi là» (v. 5). Teli nuziali imbevuti di trenta chili di profumo! (cfr. Gv 19, 39). Il sepolcro s’è trasformato in alcova.
In quel sepolcro, dove andremo tutti ad adagiarci un giorno, saremo come posati s’un letto nuziale. Incontreremo lo Sposo che là ci ha preceduti per farci dono della vita per sempre.
La morte avrà così perduto il suo lato sinistro trasformandosi in ‘sorella morte’ (san Francesco), possibilità di metamorfosi. Entrati nel terreno come semi già si contempla steli verdeggianti di qualcosa di nuovo.
“Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla” (Lao Tse).
Buona Pasqua di risurrezione!