«Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. 24Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. 26Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. 27”È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. 28Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita». (Mt 15, 21-28)
Il Vangelo è da sempre invito alla conversione dei buoni.
Questa povera donna pagana, ‘lontana da Dio’ e impura agli occhi dei pii religiosi di sempre, sa di non possedere nulla da vantare. Nemmeno un Dio cui credere e da far valere come lasciapassare per la grazia. Ma ha una figlia, ‘tormentata da un demonio’. Fuori di metafora possiede la vita malata, un futuro compromesso, una speranza fallita perché genitura significa vita prolungata oltre la propria esistenza.
Questa donna consapevole della propria povertà esistenziale grida, ma Gesù non risponde (v. 23a). Da buon ebreo cresciuto con in testa un dio fortemente nazionalista e ‘di parte’, che protegge ‘i suoi’ annientando i nemici, egli pensa che questa donna non meriti di essere esaudita, lei animale impuro. Questa è la Legge.
Il ‘cagnolino’ grida ma il cielo rimane chiuso. Dinanzi al ’silenzio di Dio’ e all’avversione dei discepoli, la Donna – questa e quella di sempre – però non desiste.
Insiste, sta ancora lì, consapevole che l’Amore – l’unico vero Dio – riempirà i vuoti e le attese e che più profonda è la pozzanghera più acqua potrà contenere. “L’attesa trasforma il tempo in eternità” (Simone Weil).
Questa è la donna che ha convertito il Nazareno.
Da quel momento Gesù saprà cos’è la vera fede. Non credenza in un piccolo dio-maschio-potente-nazionalistico, che premia ‘i suoi’ castigando i nemici, ma abbandono fiducioso ad un Amore che non guarda i meriti acquisiti, la bandiera religiosa baciata, l’orientamento sessuale e la morale vissuta. Gesù imparerà, pian piano, che l’unico nome di Dio è fecondità dell’umana avventura, abbraccio che porta a compimento, energia che fa fiorire il deserto, futuro per la carne di ogni carne.
Questa donna senza nome, ricca solo della sua povertà, ha avuto il merito di narrare il volto del Dio di tutti a quel Gesù che per poco non rischiava di rimanere col dio della religione senza giungere alla pienezza dell’umano.