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Tante, tantissime perle in questo dialogo……e tantissima “luce”, portare il fuoco, mi viene immediatamente alla mente il romanzo La Strada (Mccarthy) come nel diario di Etty Hillesum letti grazie a don Paolo, nello smarrimento totale, nelle rovine esistenziali e negli sgoccioli di una vita, dove la realtà frantuma ogni speranza, ancor meglio tacendo, portare il fuoco negli occhi, nella mente, nella barba e nel Cuore…….e stare, stare “con”, farsi prossimi, presenza, bontà, chi troverà chi si è perso? Chi è alla fine? “Lo troverà la bontà, è sempre stato così. E lo sarà ancora”….il senso del Divino nel Cuore dell’umano
Buongiorno Paolo, ho appena visto e ascoltato l’ultimo video “La fine è il mio inizio” è l’ho trovato molto bello, mi ha fatto veramente bene al cuore e allo spirito.
Sono un padre e un marito di 60 anni e alcuni anni fa abbiamo perso nostro figlio Francesco di 14 anni in un incidente stradale. Da quel giorno tutte le mie sicurezze terrene, tutte le mie infrastrutture che mi ero creato e in cui pensavo di rifugiarmi, sono state spazzate vie in un istante e ho cominciato un cammino di ricerca per trovare inizialmente risposte a domande che risposte non ne avevano. Questo ha creato una sorta di corto circuito dal quale ho faticato non poco per uscirne. Ciò che mi ha aiutato molto è stato l’incontro con la Parola e quindi con il Cristo e questa è un’altra bella storia.
Ho fatto questa presentazione per ricollegarmi ad un concetto, a mio avviso molto importante, che esprime Guidalberto Bormolini nel vostro colloquio, ovvero che ciò che conta di più nella vita sono le relazioni, l’amore che hai dato, il tempo che hai dedicato alle persone che ami e che hai amato. Del resto non rimarrà niente.
Dopo la morte di Francesco una cosa a cui mi sono aggrappato e che posso dire mi abbia salvato è stata quella di aver trascorso molto tempo con mio figlio, studiando con lui, giocandoci, amandolo e facendolo sentire amato. Tutto ciò mi ha permesso di andare avanti, di non rimanere schiacciato dal dolore ed ho sentito, successivamente, il dovere, la necessità, di comunicare questo concetto agli amici e alle persone care. Se dovesse succedere mai qualcosa ad un vostro caro non abbiate il rimpianto di non aver passato del tempo con lui, volendogli bene e godendo della sua presenza, sarebbe un rimpianto che vi condizionerà tutta la vita. Non sarà mai una giustificazione sufficiente quella del lavoro e di chissà quali altri impegni. Niente è più importante delle relazioni e del tempo che vi abbiamo dedicato, soprattutto quando vengono a mancare.
Ti scrivo questo (perdonami il tu, ma da quando ti seguo e come se ti conoscessi da tempo) perché quello che emerge in questo video, come in altri, è di un’importanza vitale soprattutto quando si deve vivere un dolore indescrivibile come la morte di un figlio.
Mi piacerebbe molto se tu facessi altri video magari sempre con Guidalberto sulla morte e sul suo significato come avete fatto in questo. C’è molto bisogno di persone come voi che credono in quello che dicono, negli anni, dopo molti incontri con laici e religiosi ho imparato a riconoscere le persone che credono in ciò che esprimono perché ne hanno fatto esperienza, e solo l’esperienza conferma che quella parola è giusta e che quindi è Parola di vita e non di morte.
Scusami per questa lunghissima mail ma oggi, dopo il video ho tolto un altro piccolo peso dal mio cuore.
Grazie, grazie, grazie
Stefano.
È proprio così. Per anni sono stata accanto agli ammalati terminali sia in Hospice che al domicilio. Per me è stato un dono che mi ha insegnato a capire l’importanza dell’esserci nel silenzio. Si crea una relazione autentica che a volte vuole un tocco a volte niente solo l’esserci. L’altro capisce perfettamente se ci sei e ti rimanda il suo esserci
Anche per me, invecchiando, sta diventando fortemente presente la domanda: ho vissuto e vivo la profondità dell’amore, come fuoco bruciante? Ho vissuto e viso in pienezza la mia vita?
La ricerca di senso in ciò che credo è diventata l’elemento fondamentale della mia vita, e mi dispiace di avere iniziato a rendermene conto solo oggi, a 67 anni. Ma il tempo non esiste.