Nel 2007, l’editore HarperCollins Publisher di New York, pubblica Jesus for the non-religious, che verrà in seguito, nel 2012, tradotto in italiano col titolo Gesù per i non-religiosi, Massari Editore.
L’autore è John Spong, vescovo episcopaliano, e fine teologo.
Il libro s’inserisce a pieno titolo in quel percorso biblico-teologico, fortunatamente presente e diffuso, intento a liberare Gesù di Nazareth dalla prigione della religione e dalla costruzione mitologica in cui è stato ingessato per secoli. Spong «cerca di rimuovere le incrostazioni superstiziose che si sono attaccate a questa incredibile persona, come essere nato da una vergine a Betlemme, avere compiuto miracoli e soprattutto, essere risorto fisicamente dai morti» (dalla quarta di copertina). Il tentativo dell’autore è quello di restituire un Gesù della storia che ha rivelato la divinità attraverso la sua altissima umanità e proprio per questo può essere ancora oggi una guida, una figura umana viva e vivificante, significativa per il nostro cammino umano in questo mondo contemporaneo.
Un libro per tutti coloro che sentono il desiderio profondo e irrinunciabile di crescere in una fede adulta e responsabile, non più intesa come mero ‘credere’ a preposizioni dettate dall’alto, ma come impegno a pensare e rielaborare personalmente i dati della fede cristiana. Un libro secondo me importante, soprattutto nella seconda parte, in cui Spong tenta di recuperare le immagini originali di Gesù, dopo una prima parte tutta intenta a separare il Gesù umano dall’incrostazione del mito.
Riporto di seguito l’incipit del libro:
Ah, Gesù! Dove sei andato? Quando ti abbiamo perso? Fu quando diventammo così certi di possederti che perseguitammo gli ebrei, scomunicammo gli scettici, bruciammo gli eretici, e usammo violenza e guerra per ottenere la conversione? Fu quando le nostre concezioni del primo secolo si sono scontrate con lo sviluppo del sapere? O quando gli studiosi biblici ci dissero che la Bibbia non sostiene davvero ciò che un tempo credevamo? O quando vedemmo i tuoi seguaci infierire sulla gente con sensi di colpa, paura, bigotteria, intolleranza, collera? Fu quando notammo che molti che ti chiamavano Signore e che leggevano regolarmente le loro Bibbie praticavano anche la schiavitù, difendevano la segregazione razziale, approvavano i linciaggi, abusavano dei bambini, umiliavano le donne e odiavano gli omosessuali? Fu quando capimmo che il Gesù che ha promesso una vita felice non poteva essere fonte di odio verso se stessi, o qualcuno che ci spinge a umiliarci nel pentimento distruttore della vita? Fu quando capimmo che servire te avrebbe richiesto l’abbandono dei pregiudizi costruttori di sicurezze che camuffano le nostre dolci infermità?
Noi ancora ci struggiamo per te, Gesù, ma non sappiamo più dove cercare la tua presenza. Dobbiamo cercarti in chiese che praticano la certezza? O forse ti nascondi nelle chiese che temono così tanto le controversie da fare dell’«unità» un idolo, e sono così poco tolleranti da morire di noia? Potremmo mai trovarti in quelle chiese che hanno rifiutato i deboli, gli emarginati, i ‘lebbrosi’ e i samaritani del nostro tempo, quelli che hai chiamato nostri fratelli e sorelle? O dobbiamo ora cercarti fuori degli ambienti ecclesiastici, dove l’amore e la cortesia non attendono ricompensa, dove le domande sono considerate come le espressioni più profonde della fede? È persino possibile, Gesù, che noi cristiani siamo gli infami che ti hanno ucciso? Che ti soffochiamo sotto la lettera delle Bibbie, professioni di fede superate, dottrine incongrue, e strutture morenti? Se queste cose sono la causa della tua scomparsa, Gesù, significa che riapparirai se esse verranno rimosse? Ciò porterà alla risurrezione? Oppure, come ora alcuni sostengono, non fosti niente più che un’illusione? Seppellendoti e infierendo stavamo forse solo proteggendo noi stessi dal dover affrontare tale consapevolezza?
Io cerco ancora di possedere ciò che credo tu sia, Gesù: accesso e incarnazione della fonte della vita, della fonte dell’amore, del fondamento dell’essere, porta d’ingresso al mistero della santità. È attraverso quella porta che io desidero camminare. È là che m’incontrerai? Mi sfiderai, mi guiderai, mi metterai alla prova, rivelerai la tua verità a me e in me? Alla fine, Gesù, al temine di questo viaggio, mi accoglierai all’interno di quella realtà ultima che io chiamo Dio nella quale io vivo, mi muovo e ho il mio essere?
Grazie, don Paolo!
Straordinario esame di coscienza che non lascia indifferenti.
Con stima,
Tanino Minuta
Grazie Don Paolo delle tue preziose indicazioni! Non ho ancora letto Gesù per i non credenti, ma ho appena finito Vita eterna, una nuova visione…ti dico solo che l’ho comprato domenica al ritiro e l’ho divorato! Con una gioia e un benessere di camminare in una terra “vergine” senza incrostazioni..
Ogni volta che leggo uno dei libri che suggerisci mi apri un mondo, come anche Il volto di tutti i volti di Jenni. GRAZIE. Adriana
questo testo suggerito è, tra ciò che mi è capitato di leggere, probabilmente il più intensamente filtrante, scardinante, disincrostante e provante , man mano che procede ho sentito e provato dei colpi forti, picconate disincrostanti alle sedimentate verità metabolizzate, è a tratti anche fastidioso ed angosciante torcere di viscere, vien voglia di urlare basta, non ne posso più, questo è troppo, ma cosa vuole costui? cosa cerca di farmi pensare?, al termine mi è capitato di commuovermi intensamente, forse quasi a sentirmi liberato da qualcosa, lasciato privo di energie e lasciato come nudo od orfano di qualcosa………non più lo stesso di prima, certamente la mia misera condizione spirituale e travaglio interiore avran contribuito e permesso questo, assolutamente grato a Don Paolo per questi suoi suggerimenti di guida spirituale che con grande fiducia cerco di seguire e mi affido, di un un uomo che parla di DIO, che spende la propria vita e vocazione per fare delle persone che incontra e segue degli autenticamente cristiani adulti figli del proprio tempo, ancora grazie infinite gian paolo costanzo
Aggiungo, citando Don Paolo che cita Kafka ………”Ciò di cui abbiamo bisogno sono quei libri che ci perturbano profondamente come la morte di qualcuno che amiamo. Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi.
(Lettera a Oskar Pollak) Dopo aver letto profondamente tutti i libri tradotti di Spong, ne sottolineo questo effetto kafkiano ricevuto e ne suggerisco la conoscenza, Gesù per i non religiosi – Il quarto vangelo – Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo – La nascita di Gesù tra miti e ipotesi – Vita eterna – e, tra gli ultimi letti, due meravigliosi testi di Willigis Jager, Sophia Perennis l’Eterna Saggezza e L’Essenza della Vita………..
Grazie… il mondo ha bisogno dell’umano Gesù per arrivare alla realtà ultima che è Dio! Un Dio che si fa riconoscere….
leggendo un testo sulla presenza della Bibbia negli scrittori italiani ho sentito profondamente mia questa indicazione…
«La presenza biblica in tutta l’opera leopardiana si esplicita in un incessante confronto tra l’educazione cristiana ricevuta nei primi anni e le idee che egli veniva maturando attraverso una rigorosa riflessione poetica e filosofica. Confronto doloroso, tensione tragica del pensiero che evita l’espediente consolatorio della scelta o della conciliazione per affrontare l’irriducibile e straziante contraddizione tra la propria indole, profondamente religiosa, e la perdita di fede cui lo conduce la pratica della riflessione»
Non ne sono ancora venuta a capo.
Dopo aver riletto per la seconda volta di Spong “GESU’ PER I NON CREDENTIi” che mi corrisponde in pieno dando voce a tutti i dubbi razionali che noi oggi ci portiamo dentro e che sfata i miti che ci hanno cullato da bambini e che le nostre madri credevano in pieno (almeno così sembra) …non so però come sentirmi se vado a Messa dove ormai i gesti e le parola del rito mi sembrano solo falsi.
Come si può creare una serena nuova conciliazione restando nella Chiesa?