La preghiera è un lento cammino di spossessamento.
È un lasciare cadere le armi con cui ci si è difesi per una vita, mollare la presa dei propri attaccamenti, che siano idee, oggetti o persone. È creare un vuoto di non presunzione. Libertà perché un Altro possa finalmente agire.
Importante a riguardo, un passaggio di quello straordinario uomo di Dio che fu Atenegora I, Patriarca di Costantinopoli:
“La guerra più dura è la guerra contro se stessi. Bisogna arrivare a disarmarsi. Ho perseguito questa guerra per anni, ed è stata terribile. Ma sono disarmato. Non ho più paura di niente, perché l’amore caccia il timore. Sono disarmato della volontà di avere ragione, di giustificarmi squalificando gli altri. Non sono più sulle difese, gelosamente abbarbicato alle mie ricchezze. Accolgo e condivido. Non ci tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti. Se uno me ne presenta di migliori, o anche di non migliori, ma buoni, accetto senza rammaricarmene. Ho rinunciato al comparativo. Ciò che è buono, vero e reale, è sempre per me il migliore. Ecco perché non ho più paura. Quando non si ha più nulla, non si ha più paura. Se ci si disarma, se ci si spossessa, ci si apre al Dio-Uomo che nuove tutte le cose, allora Egli cancella il cattivo passato e ci rende un tempo nuovo in cui tutto è possibile”.