La preghiera è aprirsi all’azione dello Spirito, che ci trasforma da carbone in diamante, e questo perché ci facciamo lentamente capaci di lasciarci attraversare dalla luce, capacità appunto del diamante, negata al carbone. Dobbiamo accettare serenamente il nostro materiale di costruzione di partenza, per quando simile al carbone possa essere. Poi la preghiera, compirà – per grazia – la sua lenta opera di trasformazione.
La preghiera è lo spazio in cui l’uomo può raccogliersi e ricomporsi «dopo aver camminato in mezzo ai rovi a cui ha lasciato attaccato brandelli di anima» (Michele Do).
O per dirla con un antico detto nepalese, «abbiamo corso troppo, ora occorre fermarci e permettere all’anima di raggiungerci». Le molte cose che facciamo, al massimo ci ‘occupano’ e ci ‘preoccupano’, ma rimangono mute, non dicono l’essere, non rivelano chi siamo veramente, rischiando così di ritrovarci – a sera – vuoti.
La preghiera è un ritrovare se stessi e un essere restituiti a noi stessi.
Come si fa a pregare bene?
A me hanno insegnato sì le preghiere, ma mi sembra (e lo é) un ripetere di parole. Pregare non é parlare apertamente con Dio, come fosse un Padre?