«Nella chiesa lo stesso posto che occupa lo spirito Santo lo occupa il buon senso. Quando ci lasciamo portare dal buon senso siamo in linea con lo spirito Santo.
Quindi quando facciamo le cose corrispondenti alla ragione, non ci arrampichiamo sopra gli specchi, non violentiamo la ragione abbiamo la certezza di essere in sintonia con il Signore con una enorme responsabilità.
I cambiamenti nella Chiesa ci sono, ma non vengono mai sentenziati dall’alto, ma sempre proposti dal basso. È dal basso che iniziano i movimenti di cambiamento. La Chiesa, come ogni istituzione, ha paura del nuovo, lo vede come un attentato alla propria sicurezza, allora l’istituzione denuncerà all’inizio questi cambiamenti come negativi, come eretici. Poi passa il tempo, li accoglie, e poi li insegna e li impone. Allora noi abbiamo una enorme responsabilità di anticipare quelle che saranno poi le mosse future della Chiesa.
Certo la Chiesa a volte ha dei tempi un po’ lentini, sarebbe da parte nostra molto più bello se la Chiesa fosse un pochino più veloce. Ma perché aspettare i tempi della Chiesa quando già noi possiamo vivere certe realtà? Quindi la responsabilità che abbiamo è in sintonia con questo messaggio di Gesù: proporre nuovi stili di vita, nuove maniere di relazionarsi con lui. Ogni discepolo è chiamato ad essere profeta. Chi è il profeta? Il profeta è quella persona che in sintonia con Dio trova insufficiente i sistemi, gli stili, i modi dei suoi contemporanei, di esprimere la comunione con Dio e ha bisogno di creare forme nuove. Forme nuove (ma questo è già in preventivo, lo ha detto Gesù: se lo hanno detto a me, figuratevi a voi…) che saranno inizialmente ostacolate, perseguitate, ma poi avranno il sopravvento perché Dio è il Signore che fa nuove tutte le cose.
Nella Chiesa quando da comunità dinamica animata dallo Spirito si degrada ad istituzione rigida regolata dalle leggi, impera l’asserzione: si è sempre fatto così, perché cambiare? Attenzione, quando nelle nostre comunità, nel nostro stile di vita anche noi diciamo: si è sempre fatto così, perché cambiare? Da comunità dinamica stiamo diventando istituzione rigida.
Il cambiamento è continuo nella Chiesa. Chiaro, quelli che dovrebbero per primi capirlo e appoggiarlo, purtroppo sono quelli che non lo capiscono. Faccio un esempio: Teresa di Avila. Da secoli le carmelitane si santificano osservando le regole del Carmelo. Teresa no: per la sua sintonia con Dio sentiva inadeguate ed insufficienti quelle regole ed aveva bisogno di formulare un modo nuovo di vivere la vita religiosa. Il povero vescovo di Avila è andato in crisi. C’è un documento, ve lo cito testualmente, che lui scrive al santo Uffizio: ho qui nella mia diocesi una monaca che è (attenzione che la definizione è stupenda) femmina inquieta e vagabonda. È bellissimo! Femmina perché Teresa era una donna passionale, era una donna vivace, era compagna di San Giovanni della croce che invece era languido e sveniva da tutte le parti. E Teresa ogni tanto gli diceva: Giovanni, impara da me ad essere uomo! Quindi era una donna energica. La femmina inquieta e vagabonda la Chiesa l’ha poi proclamata Dottore della Chiesa, cioè il suo insegnamento è valido per tutta la chiesa.
Quindi responsabilità della comunità cristiana è essere in sintonia con Dio che fa nuove tutte le cose, accogliere queste novità e proporle. Naturalmente c’è un discernimento perché non tutto quello che è nuovo è buono: se quello che è nuovo, fa bene, libera e rende più gioiosi viene da Dio, se invece non libera e turba, non viene da Dio». (p. Alberto Maggi)
Concordo con Padre Maggi! Però…per favore…Giovanni della Croce, seppur “mezzo frate” (la Santa Madre aveva definito lui ed Antonio de Heredia, i primi due Carmelitani Scalzi, come “un frate e mezzo” a causa della bassa statura di Giovanni), non era proprio quell’uomo ‘languido che sveniva da tutte le parti’! Ha saputo affrontare la miseria più assoluta in età infantile, il lavoro nell’ospedale a contatto con i malati di sifilide quando era ancora ragazzino…per non parlare della persecuzione contro di lui all’interno dell’Ordine -che gli è costata nove mesi di carcere (e violenze) a Toledo- e la morte praticamente da esiliato, perché persona scomoda.
Che Teresa fosse una donna energica, non v’è dubbio…ma anche Giovanni, pur nella differenza di stile, sapeva il fatto suo! Infatti non era molto gradito…