*LETTERA APERTA SULLA DIGNITÀ DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS*

Lettera Aperta redatta con un gruppo di amici – evangelici e cattolici – riguardo un tema delicatissimo e fondamentale in questo momento buio.
Hanno già recepito e pubblicato La Stampa, e Repubblica.

*Per favore, DIVULGATE, DISCUTETE. Per firmare mandare una mail a lidiamaggipastora@gmail.com (nome cognome, città, professione)*.

*LETTERA APERTA SULLA DIGNITÀ DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS*

Alle cittadine e ai cittadini, con particolare attenzione alle autorità competenti.

La morte è entrata nelle nostre case. Ogni giorno riceviamo con sgomento le cifre dei decessi a causa del virus. E’ diventato un bollettino di guerra guardare il telefono, leggere e ascoltare le notizie di cronaca. Cifre sproporzionate.
Dietro l’anonimato dei numeri ci sono volti, nomi, storie, persone che hanno intersecato le nostre vite: i nostri genitori, parenti, amici, colleghi e conoscenti. Molti di loro hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l’affetto dei loro cari.
Potrebbe accadere anche a noi. Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l’idea di doverla affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri cari.

Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori; e che nei momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti.
Tuttavia, nel dibattito democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo richiamare l’attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza il quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva.
Chi muore da solo non ha la possibilità di far udire la propria voce, le sue ultime volontà. Al massimo, le può consegnare al personale medico.
Un metro di misura dell’umanità di una società civile è dato dal tutelare i più deboli, dando voce a quanti non hanno voce.
Riteniamo che anche questo rivesta il carattere di emergenza che muove le decisioni di questi giorni.

Chiediamo, dunque, che ci si interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare un protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti.
È veramente improponibile pensare che una persona cara, nell’assoluto rispetto delle norme sanitarie, possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nel delicato momento del passaggio dalla vita alla morte?
Si può, con fatica, accettare la solitudine della tumulazione: una volta passata l’emergenza, ci potranno essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono differire i tempi: c’è un unico momento.
Nessuno merita di morire da solo, nemmeno in una situazione come l’attuale, sotto il ricatto del sacrificio per il bene dei propri cari.
Come il personale sanitario, con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a nostro giudizio, è necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto.
Ci appelliamo, dunque, all’intelligenza vigile e creativa di quanti hanno a cuore di promuovere la dignità del vivere e del morire di tutte e tutti.
Nell’emergenza, insieme all’eccellenza sanitaria e al governo politico della situazione, facciamo emergere anche una chiara attenzione al profilo umano di quanti sono vittime dell’epidemia.

Lidia Maggi, Paolo Scquizzato, Andrea Grillo, Fabio Corazzina, Cristina Arcidiacono, Massimo Aprile, Paolo Curtaz, Carlo Molari, Gianni Marmorini, Silvia Giacomoni, Marco Campedelli, Angelo Reginato.

4 thoughts on “*LETTERA APERTA SULLA DIGNITÀ DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS*

  1. Che tutto questo possa servire per il futuro.
    Facciamo memoria, e non dimentichiamo.
    Oggi credo non sia oggettivamente possibile.
    Preghiamo e ringraziamo la struttura medica per quanto può fare oltre alla professione.
    Chiediamo a loro un pizzico di umanità in più (un grande ulteriore impegno e sforzo) per dare una dignità alla morte

    L’appello sia forte per il futuro.
    Grazie.
    Ferruccio Paterlini
    Castelnuovo di sotto
    ferrucc1960@libero.it

  2. Care sorelle e fratelli chi vorrei al mio capezzale? mio marito o uno dei miei figli? non lo so,anche con le dovute cautele sarebbe un rischio per i miei cari, quanti medici e operatori sanitari si ammalano per assistere e cercare di guarire gli ammalati. Se stessi per morire vorrei i miei cari al sicuro, la più fortunata sarei io. Tornerei nelle braccia del Padre.

  3. Iniziativa indubbiamente lodevole per puntualità e merito. Auspico che la comunità che l’ha espressa continui ed estenda la sua influenza e competenza sul tema della libera scelta nella decisione sul fine vita.

  4. Mi auguro che chi ha la responsabilità di decidere mediti profondamente su quanto richiesto sopra e pensi con empatia alla situazione dei morenti e dei familiari…
    “Se ci fossi io al suo posto?”, se ci fosse mio figlio o mia figlia, mio marito o mia moglie? Che cosa desidererei? Quale sarebbe il mio anelito più forte?
    E, davanti al Signore, decida di conseguenza…

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