«Mio caro Klaus! Tu sei il più grande. Stai per affacciarti sul mondo. Ora devi trovare la tua strada nella vita. Hai delle buone capacità. Usale! Conserva il tuo buon cuore. Diventa una persona che si lascia guidare soprattutto dal calore e dall’umanità. Impara a pensare e giudicare responsabilmente da solo. Non accettare tutto acriticamente e come assolutamente vero, impara dalla vita. Il più grave errore della mia vita è stato credere fedelmente a tutto ciò che venisse dall’alto senza osare d’avere il minimo dubbio circa la verità che mi veniva presentata. Cammina attraverso la vita con gli occhi aperti. Non diventare unilaterale: esamina i pro ed i contro in ogni argomento. In ogni tua impresa non lasciare parlare solo la tua mente, ma ascolta soprattutto la voce del tuo cuore».
Le struggenti parole appena lette, vengono rivolte da un uomo di nome Rudolf Franz Ferdinand Höß (Höss) al figlio primogenito, poco prima di essere giustiziato.
Höss è stato uno dei peggiori criminali dell’umanità. Gerarca nazista, primo comandante del campo di sterminio di Auschwitz con ingegno e acribia, ideò, progettò e contribuì a rendere quel campo la macchina della morte che ben conosciamo. Nella sua autobiografia si legge:
«Rimasi nel campo di Auschwitz fino al 1º dicembre 1943 e stimo che minimo 2,5 milioni di vittime siano state giustiziate e pertanto avvelenate con il gas e poi bruciate, e un minimo di 500 mila morirono di stenti, per un totale di circa 3 milioni di morti. Questa cifra rappresenta all’incirca il 70 o 80% di tutti i prigionieri che passarono per Auschwitz, i rimanenti venivano selezionati e usati per i lavori delle industrie dei campi di concentramento; includendo la morte di circa 20.000 russi, prigionieri di guerra internati a Auschwitz dagli ufficiali della Wehrmacht.
Le vittime restanti includono circa 10.000 ebrei tedeschi e un gran numero di cittadini, per lo più ebrei, provenienti da Paesi Bassi, Francia, Belgio, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Grecia e da altri paesi. Noi giustiziammo circa 400.000 ebrei ungheresi ad Auschwitz nell’estate del 1944 »
Poco prima di essere impiccato, il 16 aprile del 1947, scrive le ultime parole al figlio.
Mi domando che cosa sia l’uomo, ma soprattutto che cos’è il cuore dell’uomo? Come dice il salmista, probabilmente un abisso. Un abisso mostruoso.
Quest’uomo incarna perfettamente cosa s’intende quando si parla di ‘diabolico’. È la forza separatrice (diábolos, colui che separa) e che ci portiamo dentro tutti e che tutto separa, distingue, disgiunge. È diabolico provare amore e tenerezza per il proprio figlio, e disintegrare parte di un’umanità, per la sola colpa di essere nata. È diabolico distinguere noi e loro, dentro e fuori, meritevoli e colpevoli.
Il vento del diavolo separatore continua a spirare sulla nostra storia.
E ci salveranno solo cuori integri e unificati, quelli appartenenti a donne e uomini per i quali c’è un solo cuore indiviso, solo figli e fratelli da amare.
«Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari [la popolazione ebraica olandese incattivita dalla persecuzione nazista], e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero [quello tedesco]» (Etty Hillesum, Diario).